Colesterolo e profilo lipidico
La ricerca e gli studi clinici si sono indirizzati verso l’individuazione di nuovi marcatori a livello genetico per individuare la predisposizione allo sviluppo di una alterazione del quadro lipidemico, condizione che si aggiunge ai tradizionali fattori di rischio per le malattia cardiovascolari. In particolare, si è approfondita l’influenza dei polimorfismi genetici sul profilo lipidemico, sia relativo ai trigliceridi che alle frazioni del colesterolo LDL (colesterolo “cattivo”) e HDL (colesterolo “buono”).
La presenza di polimorfismi genetici può infatti influenzare il rapporto fra colesterolo LDL/HDL, noto come “bilancia lipidemica”: se questo aumenta eccessivamente può rappresentare un fattore di rischio per la formazione della placca ateromasica e quindi lo sviluppo di malattie cardiovascolari. L’analisi biochimica evidenzierà lo stato di alterazione in atto.
- Il gene APOC3 codifica per l’apolipoproteina C3 che esercita un ruolo importante nel metabolismo dei lipidi, inibendo il metabolismo del triacil-glicerolo ad opera dell’enzima lipoproteina-lipasi, con conseguente incremento del livello di trigliceridi (ipertrigliceridemia). Il polimorfismo analizzato comporta un aumento del rischio di ipertrigliceridmeia quattro volte superiore rispetto alla media della popolazione.
- Il gene APOA5 codifica per un’altra apolipoproteina che influenza i valori plasmatici sia del colesterolo “buono” (HDL) che dei trigliceridi. Il suo polimorfismo favorisce la riduzione dei livelli del colesterolo HDL e elevati livelli di trigliceridi.
- Il gene LPL codifica per la lipoprotein-lipasi, un enzima che scinde i trigliceridi in acidi grassi liberi e glicerolo, aumentando le interazioni delle lipoproteine con i loro recettori posti sulla superficie cellulare dell’endotelio vascolare di arterie e capillari, favorendo la formazione della placca ateromasica. Un polimorfismo di questo gene rappresenta invece una variante favorevole, in quanto associato a minori livelli di trigliceridi e soprattutto di colesterolo “cattivo” (LDL), con riduzione del rischio di coronaropatia.
- Il gene CETP codifica per la proteina di trasferimento degli esteri del colesterolo, che può aumentare il rischio di contrarre malattie coronariche, come conseguenza della riduzione dei livelli di colesterolo HDL, a favore invece delle particelle aterogeniche LDL. Anche in questo caso il polimorfismo comporta un vantaggio nell’azione di contrasto del profilo dislipidemico, favorendo un miglioramento dei livelli plasmatici di colesterolo HDL.
- LDL ossidate sono la frazione di lipoproteine a bassa densità che i radicali liberi hanno sottoposto a perossidazione. La perossidazione lipidica delle LDL è interpretata quale marcatore di rischio cardiovascolare.
- Colesterolo HDL, legato alle lipoproteine ad alta densità, non riveste valore aterogeno, svolgendo il compito di riportare il colesterolo al fegato.
- Colesterolo LDL, legato alle lipoproteine a bassa densità, rappresenta il fattore più importante da valutare per la genesi del processo aterosclerotico e per il rischio cardiovascolare
- Trigliceridi costituiscono sia la quota di grassi introdotti con l’alimentazione sia la quota di natura endogena.